“Lo Studio ha sede in un luogo di alto valore architettonico ed artistico; i manufatti in esso contenuti sono caratterizzati da un’elevata importanza storico culturale. Tale inconsueto abbinamento fa sì che si possa parlare, senza ombra di dubbio, di un sistema Museo-Archivio-Laboratorio, che acquista sempre più importanza con il trascorrere del tempo”.
Così Mario Squadroni, Soprintendente archivistico per l’Umbria, scriveva nel 2001, presentando la mostra documentaria “La carta, il fuoco, il vetro” a conclusione degli interventi fatti dalla Soprintendenza sull’archivio e sui cartoni dello Studio.
Da allora le visite allo Studio-Laboratorio di via Fatebenefratelli 2 si sono intensificate, fino a diventare sistematiche con la costituzione nel 2006 dell’Associazione “Il Grisatoio”, nata per tutelare e valorizzare il patrimonio dello Studio, che successivamente la Regione ha inserito nel Sistema Museale dell’Umbria.
Fin dal 1895 Francesco Moretti riceveva qui clienti e ospiti esponendo le sue opere prima di spedirle a destinazione.
Negli anni 20 sono cominciate poi le visite degli americani, curiosi di vedere il luogo dove si stava creando un capolavoro per gli USA, l’interpretazione su vetro dell’Ultima Cena di Leonardo, che era stato presentato dai media come superlativo. Successivamente, dopo la conclusione dei lavori, in pellegrinaggio artistico/culturale là dove il capolavoro era stato eseguito. Con tanto di gruppi organizzati da tour operator.
Il museo-laboratorio si trova in una casa del XV secolo, appartenuta a Guido Baglioni; nel 1540 papa Paolo III, per punire la città e la sua famiglia più importante per essersi ribellata alla tassa sul sale, riaffermò il proprio primato costruendo la sua fortezza, la Rocca Paolina, sopra le case della famiglia Baglioni.
L’unica a restarne fuori fu proprio la casa di Guido Baglioni, perché esterna alla pianta del progetto.
Tra il 1575 e il 1825 l’edificio ospitò il Collegio Bartolino, sorto per permettere a studenti indigenti di accedere agli studi universitari.
La struttura passò quindi alla Libera Università di Perugia che successivamente la affittò ai Carabinieri come caserma fino alla fine degli anni Ottanta.
L’Università mise in vendita l’edificio lasciato libero e Francesco Moretti lo acquistò per crearsi uno Studio stabile, (i suoi laboratori precedenti erano stati creati a S. Domenico, 1862-1875, e a S. Francesco al Prato, 1875-1894). Moretti dovette ovviamente ristrutturare e restaurare l’edificio adattando tutto il piano terra a studio-laboratorio e i piani superiori ad abitazione per sé e per la famiglia.
Nelle varie stanze si possono vedere l’archivio-biblioteca, i colori e il materiale fotografico, bozzetti, dipinti, gessi, cartoni delle vetrate eseguite, strumenti musicali, armi, ricordi familiari, vetrate, fornaci e attrezzi progettati e fatti realizzare artigianalmente da Francesco Moretti, come il forno per la preparazione del fondente, il forno alimentato a legna per la cottura del vetro dipinto, gli utensili per la fusione del piombo e per la manifattura delle trafile.
Non si tratta di un semplice museo, ma di un luogo dove si respira l’aria di antichi mestieri che si tramandano da cinque generazioni.